Il 9 ottobre,
Heide Goettner Abendroth ha presentato, nella sala Carla Lonzi della Casa Internazionale delle Donne,
Le società matriarcali. Studi sulle culture indigene del mondo. Nata in Germania nel 1941, ha conseguito un dottorato di ricerca in filosofia nel 1973 presso l'Università di Monaco. Dopo aver lavorato per vari anni in ambito accademico ha deciso di staccarsene per dedicarsi completamente e in modo indipendente agli studi delle società matriarcali con l'obiettivo di indagarne gli aspetti sociali, politici, artistici e spirituali.
Nel 1986 ha fondato l’Accademia Hagia per gli Studi Matriarcali Moderni, punto di riferimento internazionale della spiritualità della Dea e per la costruzione di nuovo paradigma culturale fondato sulla cura su l rispetto della Madre Terra e la spiritualità femminile. Quelle matriarcali erano società pacifiche che conoscevano il senso del limite che non sfruttavano la natura o altri esseri viventi. Si fondavano sull’uguaglianza e non conoscevano rapporti di dominio o di potere dove la relazione tra donne e uomini era su una base egualitaria. Abendroth grazie al suo libro ci offre una lettura appassionante sulle origini e la struttura di quelle culture, alla ricerca dello spirituale femminile, rimosso dalle società fondate sul dominio e sul patriarcato, e mai perduto. Il matriarcato inteso come “all’inizio le madri” e non come dominio delle madri è esistito nel passato ed è sopravvissuto sotto forme politiche e religiose imposte dall’esterno. Così, spiega, rispondendo ad alcune domande, erano le società che i moderni studi matriarcali ci stanno rivelano, fondate sul lavoro di cura e sull’economia del dono.
Ma perché ci sono state resistenze nei confronti degli studi delle società matriarcali?
In passato gli studi matriarcali tradizionali, cominciati da Bachofen nel 1861 e da Morgan nel 1851, non sono stati approfonditi perché erano frammentati e distorti. Erano infarciti di ideologia occidentale patriarcale e di pregiudizi maschili e di una mancanza di definizione chiara e appropriata. Lo stesso discorso vale per gli archeologi e gli antropologi che hanno trattato questo argomento . Ecco perché il “matriarcato” è sempre stato erroneamente definito come il “potere delle donne” e ha fatto introdurre termini distorti ancora più deboli come “matristico, matrilocale, gilanico” ecct. Quando si è arrivati a una definizione chiara e scientifica, i Moderni Studi Matriarcali hanno iniziato a entrare in gioco. Qui il “matriarcato” definisce società centrate sul materno, in cui vige uguaglianza tra i genere. Non c’è dominio di un genere su un altro. Queste società sono orientate al bisogno e non al potere e tutte le decisioni vengono prese secondo il metodo del consenso da tutti i membri della comunità.
Quali sono le testimonianze “più forti” dell’esistenza nell’antichità di un lungo periodo in cui le società vennero governate da culture matrilineari?
Le società matriarcali esistenti sono nuovamente fonte di ricerca rinnovata e da esse gli studiosi possono imparare a reinterpretare le società pre -patriarcali che in passato sono state poco comprese a causa di una proiezione dell’ideologia patriarcale e di un pregiudizio maschile derivante dal passato. Alcuni archeologi come M. Gimbutas e archeo linguistici come Haarmann, iniziarono già questo percorso analizzando i reperti nei loro rispettivi campi di studio.
E’ possibile che la consapevolezza dell’esistenza di società matriarcali e la maggiore conoscenza della loro organizzazione possa diventare un modello di riferimento per cambiare il nostro modo di ripensare la società e la relazione tra donne e uomini e anche della relazione con la natura e l’ambiente?
Certamente! Non solo è possibile, ma sta già avvenendo. Negli ultimi decenni, i Moderni Studi Matriarcali hanno avviato un ampio campo di conoscenza che include un nuovo paradigma sociale sia per le relazioni tra uomini e donne che tra umani e natura.
La riscoperta delle società matriarcali potranno contribuire al recupero e valorizzazione del femminile simbolico?
Una nuova e appropriata comprensione delle società matriarcali non solo valorizza il femminile simbolico, ma aiuta a riconsiderare il ruolo delle donne e degli uomini nella società, l’economia, la politica, e la cultura in generale. La gerarchia patriarcale in queste società non esiste così come non c’è violenza sulle donne o sui bambini. La gente si organizza in modo collaborativo e nell’uguaglianza. Uomini e donne hanno le loro sfere di azione, di economia e di ritualità, entrambe le sfere sono collegate in modo complementare, così come esiste sia la sfera di un simbolismo femminile che di un simbolismo maschile. Il simbolo del materno è il prototipo, perché il matriarcato si basa sui valori materni come la cura, il nutrimento, la negoziazione, la costruzione della pace: valori che riguardano sia gli uomini che le donne.
Come possiamo recuperare il valore del dono in un mondo dove il denaro e la finanza stanno contaminando ogni aspetto della vita di ogni essere umano mettendo in discussione diritti, cambiando il senso delle relazioni umane e persino il rapporto con il nostro corpo proposto sempre più come un prodotto. E’ possibile vincere contro sistemi così forti?
L'economia del dono, secondo il pensiero di Geneviève Vaughan, è la base dell'economia nelle società matriarcali. I beni circolano come dei doni, l'ideale non è l'accumulazione ma la loro distribuzione che rende migliore la vita di ciascuno/a . Questo, anche, è un principio materno. Gli occidentali consapevoli non sono interessati a vincere contro i sistemi forti, piuttosto si organizzano in movimenti e cerchi alternativi, che se crescessero di numero provocherebbero un impoverimento dal basso dell'economia monetaria e di altri sistemi di sfruttamento. Si tratta di rifiutare di far parte di questi sistemi di dominio, della mercificazione della nostra vita e di vivere in un altro modo. Tutte e tutti possiamo far parte di questo rifiuto, se lo desideriamo!