Ricevo e pubblico e invito altre donne vittimizzate a scrivermi per denunciare una prassi che sta diventando consolidata, quella dell'allontanamento dei bambini e delle bambine da madri che hanno denunciato violenza familiare. Un problema che si deve cominciare a denunciare. Vi sarà garantito l'anonimato.
Sono donna. Sono lavoratrice a tempo pieno. Pago le tasse.
Ho una bella casa. Ho una bella famiglia unita e numerosa. Sono sana
fisicamente e psicologicamente. Non bevo, non fumo, non mi drogo, mai avuto
problemi con la legge.
Sono mamma.
Adoro mio figlio. Lo curo. Lo amo. Lo coccolo. Lo guido. Lo
nutro. Lo lascio libero di fare esperienze. Lo rassicuro. Lo incoraggio. Lo
ammiro. Lo proteggo. Lo rispetto. Voglio che cresca libero, forte, generoso,
coraggioso, rispettoso del prossimo, circondato di amore e gioia.
Eppure mio figlio, di 5 anni, rischia ogni giorno di essere
portato in una casa famiglia, lontano dai suoi affetti sicuri, lontano da me,
dai nonni, gli zii, dalla scuola, dagli amici, dallo sport. Lontano da una vita
che sia degna di questo nome. A mio figlio e alla mia famiglia nel 2013 è stata
diagnosticata l’alienazione parentale da una CTU del Tribunale Ordinario della
mia città. Aveva allora solo 3 anni. Sano, sereno, socievole, allegro, amato. L’alienazione
parentale (ex PAS) non esiste. Non è riconosciuta come malattia in nessun
manuale. Non lo dico io ma i medici. Eppure la CTU, neuropsichiatra infantile, gliel’ha
affibbiata senza pietà e senza alcuno straccio di dato oggettivo a supporto. La
CTU scrive che io rappresento al bambino un’immagine negativa del padre ed è
per questo che il bambino non vuole stare da solo con lui. Mai indagato su
comportamenti paterni. Eppure avevo
raccontato prima al Giudice e poi alla CTU stessa le violenze psicologiche che
ho subito dal mio ex. L’isolamento. Le vessazioni. Gli insulti. Le prepotenze.
Gli sputi. Le spinte. Le minacce verso di me. Le minacce perpetrate attraverso
il bambino. La minaccia costante di portarmelo via perché mi avrebbe fatta
passare per pazza. Gli ho raccontato che di questo bambino lui non si è mai
occupato fin dalla nascita volutamente e che lo trattava da sempre come un
oggetto inanimato. Come trattava me.
Oggetti da distruggere per nutrire il suo odio. Tutto programmato.
II Giudice prima e la CTU poi pur vedendomi per la prima
volta e ignorando completamente la realtà dei fatti e le mie parole, mi hanno
detto che io stavo arrecando un gravissimo danno a mio figlio, che il bambino
sarebbe diventato gay o tossicodipendente perché questo accade ai bambini che
non hanno un costante e continuativo rapporto col padre. Che da grande mi
avrebbe odiato per quello che gli stavo facendo. Che ero io a fare violenza
psicologica a mio figlio! Chiedo loro ”ma cosa gli sto facendo?”, sono io vittima
di violenza domestica e mio figlio con me. Sto cercando di proteggerlo. Mi
hanno risposto che quei racconti non erano racconti di violenze e che comunque
il padre è sempre il padre e il padre può fare ciò che vuole. Mi hanno risposto
che se avessi continuato con i miei comportamenti (quali però non lo dicono
mai..) il bambino sarebbe finito in casa famiglia. Mi dicono che devo cambiare
opinione sul padre di mio figlio e mio figlio la cambierà a sua volta (la
colpevole sono già io, la condanna è già mia!). Vengo in buona sostanza
MINACCIATA anche da chi dovrebbe tutelare donne e bambini e applicare la legge.
Buio.
Riferisco il tutto ai miei CTP chiedendo aiuto per mio
figlio. Mi dicono di tacere perché se la CTU viene a sapere queste cose mi
toglie il bambino con una “bella accusa di Alienazione genitoriale” perché si
sa che le accuse verso i padri durante la separazione sono tutte invenzioni di
donne cattive e manipolatrici. Io non capisco. Mi sembra un incubo. Dove sta la
legge, la tutela dei minori, delle donne vittime di violenza? Sto denunciando
dei fatti gravi e nessuno ci aiuta anzi ci stanno lentamente massacrando.
Mi dicono “signora deve collaborare o perde suo figlio!” ma
io sto già collaborando. Cosa devo fare ancora? Sono una brava mamma perché
dovrei perderlo? Ho paura. Mi rivolgo alle forze dell’ordine varie volte. Tutto
inutile. Se non hai le ossa spezzate o il sangue che sgorga a fiumi nessuno può
intervenire (e anche in questo caso a questo punto ho dei dubbi…).
La CTU non ha mai incontrato la famiglia di lui eppure ha
scritto al Giudice che è migliore della mia. La CTU non ha depositato in
tribunale i test psicodiagnostici a cui ci fece sottoporre e dovrebbe farlo per
legge per garantire il contradditorio mettendoli a disposizione delle parti e
del Giudice stesso.
Cerco a quel punto di tenere duro. Di affrontarla questa
CTU. Di dirle che stanno facendo un grave errore e stanno danneggiando il mio
bambino. Mi dice, sfrontata e forte del suo potere e delle altre denunce
ricevute e prontamente archiviate, che se non mi sta bene come è condotta la CTU
non mi resta altro che denunciarla perché non decido io come si fa una CTU. Chiedo
la ricusazione della CTU. Il giudice la respinge. La CTU è “tristemente famosa”
per aver tolto i figli ad altre donne. Tutti sanno. Nessuno la ferma.
Relazionano di nuovo contro di me dicendo che io non agevolo
il bambino e che sono ostile al padre (tutte congetture, falsità, opinioni
personali). Sottolineano perfino se mi muovo o sto ferma fisicamente. Se rido o
sono seria. Se parlo o taccio e se parlo cosa dico, perché e come. Il padre lo
dipingono come un povero padre disperato e mia vittima. Non fa il padre in
nessun modo ma la colpa è mia non sua! Il bambino viene trattato e dipinto come
un povero psicopatico da curare (mai sentiti pediatra, maestre, amici, parenti
e perfino la psicologa della ASL che aveva già detto mesi prima che il bambino
stava benissimo psicologicamente anzi che è un bambino molto intelligente,
educato e meraviglioso).
Chiedo aiuto a chiunque. Non arriva. L’avvocato si affligge
con me. Non c’è legge che tenga di fronte a queste cose. Presenta ricorsi, prove,
documenti, certificati medici, cartelle cliniche, denunce. Nulla. Veniamo
ignorati. Conta solo la CTU che nessuno mai metterà in discussione neppure tra
100 anni. Conta il padre. NON IL BAMBINO.
La violenza domestica diventa per tutti loro “esperti in
materia” CONFLITTUALITA’ e ovviamente la più conflittuale sono io perché voglio
piegarmi alle loro minacce e non metto mio figlio in pasto ai leoni in silenzio
come vorrebbero loro.
La Corte d’Appello ovviamente rigetta il mio ricorso
basandosi di nuovo solo su quella CTU e quindi sull’alienazione genitoriale e
sulle relazioni dello spazio neutro zeppe di falsità, calunnie. Mi descrivono
come un’arpia, una manipolatrice di menti, l’artefice della rovina di mio
figlio. Non c’è scampo. Il bambino, scrivono, sarebbe immediatamente destinato
ad una casa famiglia (per il resettaggio tipico della cura stabilita dai
fautori della PAS) e poi affidato in via esclusiva al padre ma si “salva”, ci
salviamo, perché ha problemi di salute.
I servizi sociali, scrive la Corte, devono tempestivamente
comunicare alla Procura presso il Tribunale dei Minorenni ogni comportamento
pregiudizievole tenuto dai genitori (si sono vergognati di scrivere “dalla
madre , fanno vedere che sono equi) per procedere con provvedimenti più severi
(di più????) ed eventualmente togliere la potestà genitoriale. Accidenti,
nemmeno le madri omicide perdono la potestà genitoriale e il diritto di vedere
i figli eppure io rischio questo ogni giorno con la fedina penale assolutamente
intonsa e comportamenti assolutamente da persona normale e civile…Curioso Paese
il nostro!
Sono quasi 3 anni che siamo in questa ragnatela assurda.
Lottiamo contro i mulini a vento. La nostra vita è devastata. Non c’è più pace.
Vivo nel terrore che una parola dei servizi sociali possa mettere mio figlio in
pericolo come in effetti già è accaduto e accade continuamente.
Quella abominevole sentenza sta li. Scritta nero su bianco. Definitiva.
Un’onta. Una condanna. Il padre di mio figlio la porta ovunque come un trofeo.
E’ colpa della madre. Già… è tutta colpa della madre. È scritto vedete? Quale
danno ci hanno fatto? È incalcolabile. Mi hanno tolto la gioia di veder
crescere mio figlio perché in un attimo vorrei essere nell’anno in cui lui ne
compirà 18 e sarà libero da questi mostri!
Oggi lotto ogni santo giorno affinché questo scempio
finisca. Sopravvivo al dolore e alla paura.
La cosiddetta PAS (o come volete chiamarla
)
patologia inesistente continua ad essere applicata nei tribunale in barba alla
stessa scienza, è la nuova santa inquisizione contro le donne, tortura e uccide lentamente. Qualcuno per favore può
aiutarci? Grazie!
Una mamma