Già condannato per gravi maltrattamenti all’ex compagna, in un paese della bassa reggiana un tizio ottiene (e perché poi?) i domiciliari, e va a goderseli a casa di una nuova compagna, anzi, della nuova moglie.
Con questa riprende, allegramente e immediatamente, le care, tradizionali e vecchie abitudini: a 1 solo mese dal matrimonio l'innamorato neo-sposo l'ha pestata così tanto, addirittura frustandola, che la poveraccia ha perso i sensi. Spaventato, il caro marito si è dovuto decidere a chiamare lui stesso il 118. Ne è seguita una nuova denuncia, per cui il Magistrato di sorveglianza di Reggio Emilia ha revocato la detenzione domiciliare e l’uomo è stato riportato in carcere. Ora chiediamo che ci resti e che la donna che non gli è morta fra le mani sia protetta.
Piace constatare, per l'ennesima volta, che l'articolo che ne parla ci informi che il pestatore seriale (definito "il sessantenne") si è fatto prendere la mano probabilmente a causa di una forte gelosia incontrollabile.
E non, invece, a causa di una mentalità esecrabile e tollerata, per cui un uomo si ritiene padrone di una donna. E sfoga le sue frustrazioni e la propria violenza contro di lei come su un pungiball.
E non, invece, a causa di una mentalità esecrabile e tollerata, per cui un uomo si ritiene padrone di una donna. E sfoga le sue frustrazioni e la propria violenza contro di lei come su un pungiball.
Per la stessa ragione, la vera notizia è che, come sempre, gli uomini violenti possono tranquillamente continuare a fare quello che gli pare finché non ci scappa la morta. E che la stampa, incapace di fare il proprio mestiere in modo consapevole e responsabile, ove non sorvola annoiata continua ad alimentare una visione delle cose che costituisce l'humus stesso in cui violenza e femminicidio affondano forti radici e continuano a prosperare.