Ci siamo. Il 10 marzo il Parlamento di Strasburgo voterà il Rapporto
sulla parità di genere, la salute riproduttiva delle donne e l'accesso
agevolato alla contraccezione e all'aborto. Il documento, proposto il 20 gennaio scorso da Marc Tarabella, deputato socialista belga, insiste sul fatto che le donne debbano avere il controllo dei loro diritti sessuali e
riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e
all'aborto; sostiene peraltro le misure e le azioni volte a migliorare
l'accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a meglio
informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili; invita gli Stati membri
e la Commissione a porre in atto misure e azioni per sensibilizzare gli uomini
sulle loro responsabilità in materia sessuale e riproduttiva. Il testo di
Tarabella per rafforzare la tesi dell'importanza di leggi che tutelino al
salute riproduttiva delle donne cita uno studio dell'OMS (Organizzazione mondiale
della Sanità) del 2014; che, mentre rileva tassi di aborto simili, nei paesi in cui la pratica è legale e quelli in cui è vietata, ma tassi ancora più elevati in questi ultimi, in cui inoltre sono più alti irischi di vita e danni alla salute delle donne.
Il rapporto ha già suscitato le reazioni delle forze politiche conservatrici, sia in Europa che in Italia. La Federazione della FAFCE (Associazioni Familiari Cattoliche) ha raccolto 50 mila firme per dire no! alle procedure legali per l'aborto e i Paesi che non hanno legislazione in materia di interruzione di gravidanza hanno contestato fortemente il documento: se dovesse essere approvato riguarderebbe ogni Paese dell'Unione Europea. Per questo i cattolici e i conservatori cercheranno di bocciare il rapporto Tarabella, così come nel dicembre del 2013 riuscirono a bocciare la risoluzione Estrela su Salute e diritti sessuali riproduttivi per soli sette voti: una bocciatura - per 334 voti contro 327, che si deve soprattutto all'astensione di 6 eurodeputati del Pd. Ma ci fu ancora un precedente tentativo di agevolare l'accesso all'aborto medicalmente assistito per le donne europee: nel 2010, la laburista inglese Christine McCafferty presentò al Consiglio d’Europa una proposta contro l’uso sregolato dell’obiezione di coscienza. Questa, però, venne bocciata nel 2012: al suo posto venne approvato un documento che tutela ancor più il diritto alla obiezione di coscienza - e come tale ancor più lesivo del diritto di scelta delle donne. Fino ad oggi le forze progressiste a Strasburgo hanno perso la partita sul campo della salute riproduttiva delle donne; quindi non c’è da sperare per il meglio. Se si conta sul voto del Pd non si può essere ottimisti perché, a capo della delegazione che si sta confrontando sul testo con altre forze politiche europee, c’è Patrizia Toia: proprio una fra gli eurodeputati che, con la loro astensione, nel 2013, fecero bocciare la risoluzione Estrela.
Il rapporto ha già suscitato le reazioni delle forze politiche conservatrici, sia in Europa che in Italia. La Federazione della FAFCE (Associazioni Familiari Cattoliche) ha raccolto 50 mila firme per dire no! alle procedure legali per l'aborto e i Paesi che non hanno legislazione in materia di interruzione di gravidanza hanno contestato fortemente il documento: se dovesse essere approvato riguarderebbe ogni Paese dell'Unione Europea. Per questo i cattolici e i conservatori cercheranno di bocciare il rapporto Tarabella, così come nel dicembre del 2013 riuscirono a bocciare la risoluzione Estrela su Salute e diritti sessuali riproduttivi per soli sette voti: una bocciatura - per 334 voti contro 327, che si deve soprattutto all'astensione di 6 eurodeputati del Pd. Ma ci fu ancora un precedente tentativo di agevolare l'accesso all'aborto medicalmente assistito per le donne europee: nel 2010, la laburista inglese Christine McCafferty presentò al Consiglio d’Europa una proposta contro l’uso sregolato dell’obiezione di coscienza. Questa, però, venne bocciata nel 2012: al suo posto venne approvato un documento che tutela ancor più il diritto alla obiezione di coscienza - e come tale ancor più lesivo del diritto di scelta delle donne. Fino ad oggi le forze progressiste a Strasburgo hanno perso la partita sul campo della salute riproduttiva delle donne; quindi non c’è da sperare per il meglio. Se si conta sul voto del Pd non si può essere ottimisti perché, a capo della delegazione che si sta confrontando sul testo con altre forze politiche europee, c’è Patrizia Toia: proprio una fra gli eurodeputati che, con la loro astensione, nel 2013, fecero bocciare la risoluzione Estrela.
In Italia la Laiga (Libera associazione italiana ginecologi) si è appellata a Matteo Renzi perché il Pd non tradisca ancora le donne e in una conferenza stampa organizzata insieme a Noi Donne,
Agite e Vita di Donna che si è svolta
alla Camera il 3 marzo scorso, ha rinnovato l’appello al Pd perché gli eurodeputati votino a favore del rapportoTarabella.
La situazione nel nostro Paese è critica. Uno studio (ecco il link per leggerlo in italiano) realizzato nel 2013, promosso
dalla IPPF EN (Internationale Planned Parenthood Federation - Europea Network) pone il nostro Paese al penultimo posto della graduatoria europea sulle
politiche in tema di salute riproduttiva e al terzultimo posto per la sensibilizzazione
e l’istruzione degli operatori. Poi c’è
il drammatico problema degli obiettori di coscienza tra il personale medico: in molte strutture sanitarie, il livello degli obiettori ha raggiunto la
soglia dell’90%, rendendo molto
difficile la piena applicazione della legge 194; infine, tra le giovani si sta diffondendo la deriva farmaceutica dell’aborto clandestino. Proprio ieri una
ragazza di soli 17 anni è stata ricoverata a Genova in gravi condizioni a
causa di una emorragia: aveva assunto il Cytotec, farmaco contro l’ulcera che può provocare l’aborto. In Italia soffiano venti di “restaurazione” che hanno indebolito i diritti delle donne. La
domanda della Laiga: il Pd tradirà ancora le donne? Ci sembra, oggi, tristemente retorica.
L'eurodeputato socialista Marc Tarabell |
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