La mia odissea ebbe inizio sei anni fa
allorché finì il mio matrimonio, durato circa 8 anni, preceduto
da 2 di convivenza e da cui ho avuto tre bambini. Mio marito poco dopo la
nascita della nostra terza figlia incontrò un’altra donna e mi lasciò. Poco
tempo dopo, cominciarono problemi a causa di interessi economici e venne
fuori il carattere violento del mio ex che mi aggredì verbalmente e
fisicamente. Nel periodo successivo procedette tutto tra alti e bassi, ma con rapporti
tollerabili, giungendo, nel Dicembre 2011, ad una separazione consensuale. Nell’aprile
2012 ricevetti una lettera dalla compagna del mio ex dove venivo
offesa e minacciata ed esortata al suicidio perché ero una pessima
madre. La denunciai e questo episodio fu forse l'inizio di tutto. Ovviamente
peggiorarono i già difficili, ma controllati, rapporti con il mio ex che iniziò a
farmi una guerra, esclusivamente per motivi economici che, nel corso dei
mesi successivi, degenerò fin dove mai mi sarei aspettata. Subii atti
intimidatori, violenze e minacce, mirati soprattutto ad allontanarmi dalla
casa che il giudice, nella separazione consensuale mi aveva
affidato per viverci con i miei figli. Esposi regolare denuncia per questi
episodi, ma non arrivai a nessun risultato .
Nel Gennaio 2013, spaventata e disperata, mi rivolsi
ad un centro antiviolenza, perché le forze dell'ordine non potevano
fare altro che prendere le mie denunce senza poter intervenire in nessun
modo. ( In Italia si deve aspettare la tragedia per intervenire).Nei mesi successivi il
mio ex cominciò a denigrarmi in presenza dei miei figli. Ci fu
un episodio gravissimo in cui il mio ex fece chiamare i carabinieri dalla
bambina dicendo che la madre l'aveva picchiata selvaggiamente. Il maresciallo dei
carabinieri che intervenne fu invitato dal mio ex a controllare la casa
che a suo dire era “piena di uomini”. Il maresciallo, come riporta nella
propria relazione, non trovò nessun uomo e rilevò che la bambina non aveva
alcun segno di violenza e stava palesemente recitando una parte. Mi
sentivo continuamente attaccata,ma forte e sicura di poter resistere. Probabilmente
in 10 anni non avevo capito a fondo chi avevo di fianco poiché, nell'agosto del
2013, il mio ex fece una mossa folle e crudele e dall'effetto devastante.
Denunciò un mio amico per abusi sessuali nei confronti dei bambini e me di
averlo permesso e di intrattenermi con innumerevoli uomini. Immediatamente i
bambini mi furono tolti e da quel giorno ho potuto vederli solo agli
incontri protetti con la presenza degli assistenti sociali che, dopo un
periodo, rilevarono un ottimo rapporto tra me e i miei figli e, infatti,
produssero una relazione positiva a mio favore. Quindi, il mio ex, decise di
inventare pure che i bambini, che gli stessi assistenti sociali
relazionarono un ottimo rapporto con la madre, non volevano più
vedermi e smise di portarli agli incontri e mi trovai così impotente di fronte
a una legge assurda.
Solo allora realizzai chiaramente, ripensando a quando il
mio ex mi diceva che mi avrebbe distrutto, annientato,che mi avrebbe
tolto i bambini che mi avrebbe sbattuto fuori dalla casa, che aveva
pianificato il tutto con gran cura per mettermi al tappeto. Ma io non
mollai,ero fiduciosa nei confronti della giustizia, poiché non era possibile
che un'accusa così potesse reggere e mi sembrava evidente che non fosse
credibile che il " Mostro ", dopo dieci anni di convivenza, di cui 8
di matrimonio, e tre figli, venisse fuori, casualmente, al momento che, dopo la
separazione, erano sorti forti attriti per motivi economici e in specifico il
mantenimento per me e i bambini, l'assegnazione della casa coniugale e una
società a me intestata che lui intendeva togliermi.
Iniziò però ad aprirsi una ferita sempre più profonda
dovuta alla lontananza dei bambini e contemporaneamente ebbe inizio un processo
penale che mi ha trascinato in una vita fatta di udienze e incidenti
probatori. Ce ne fu un primo con la CTU che ritenne che i bambini potessero
essere attendibili, ma, come si pronunciò in udienza, pensava che, io non fossi
a conoscenza degli abusi e soprattutto non li avessi indotti. Parallelamente, comincia
a subire persecuzioni: minacce telefoniche e anche attraverso persone minacce
e danneggiamenti. Iniziai così a rimanere spesso a dormire a casa del
mio compagno e andavo sempre meno nella mia abitazione, poiché più di una volta
avevo trovato il mio ex con la compagna.
Una seconda CTU indicò che la bambina più piccola
fosse affidata in maniera esclusiva a me, che il padre la potesse vedere
agli incontri protetti con audio e videoregistrazione, mentre i due più
grandi potessero decidere autonomamente con chi stare. Eppure il giudice,
nonostante questa relazione del CTU da lui stesso nominato, decise che
tutti e tre i bambini fossero affidati al padre, con restituzione della
casa coniugale.
Era riuscito a togliermi tutto con questa mossa vile.
In questa guerra ho dovuto affrontare un'altra battaglia quella
contro l’annullamento del matrimonio chiesto da mio marito alla Sacra Rota .
Dopo una terza CTU sto aspettando che venga fatta l'udienza in merito. Trovo inaccettabile che in
un paese che si considera civile, una madre, solo sulla base di accuse,
senza prove, non abbia il diritto nemmeno di vedere i propri figli. Non sono
ancora stata rinviata a giudizio, ma posso capire che vengano fatte indagini e
anche un eventuale processo se ci sono anche minimi dubbi di abusi, ma nel
frattempo una madre deve vedere i propri figli. Questo è un sacrosanto diritto!
Sono più di due anni che non vedo e non sento i miei bambini e a Febbraio
2016 ci sarà l'udienza per decidere quando riattivare l'incontri.
Tutto ciò mi ha lacerato il cuore. Questa è la mia
storia, difficile e dolorosa, di cui devo scrivere ancora la fine, che non so
bene quale sarà, ma che sicuramente, se c'è una giustizia in questo paese, deve
essere accanto ai miei bambini.
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