di Cristina Obber • Avrebbe detto ciao mamma, e sarebbe uscito con gli amici, dopo aver studiato storia o matematica. E l’altro ieri, domenica, avrebbe sicuramente parato un gol, perché lui in porta era bravissimo. Avrebbe avuto una vita. La sua.
Invece Federico è morto a 8 anni, ucciso da un uomo che era suo padre, in un luogo che gli avevano detto chiamarsi protetto, per proteggerlo, appunto.
A scuola quel giorno era andato a prenderlo un signore che era l’educatore che aveva il compito di proteggerlo, di accompagnarlo in quel luogo che si chiamava protetto e di stare con lui durante l’incontro, che pure l’incontro si chiamava protetto. Invece non lo hanno protetto per niente. Nè i muri, né le persone, perché Federico ha tentato da solo di difendersi da quell’uomo che era suo padre, da un colpo di pistola che lo aveva preso di striscio, da quelle trenta coltellate che mano a mano che il tempo passava infierivano e nessuno lo aiutava e quell’uomo che era suo padre colpiva finché il coltello ha raggiunto gli organi vitali e allora Federico non ha più avuto la forza di muovere le sue braccia ferite, di opporre le sue piccole mani alla furia. E’ rimasto a terra Federico, sul pavimento del luogo protetto, ma non è morto subito. Ci ha messo un bel po’ di tempo, più di 50 minuti. Avrebbe voluto accanto la sua mamma mentre soffriva, eppure nessuno in quel luogo protetto ha deciso di chiamarla subito, hanno aspettato, chissà di cosa altro si stavano preoccupando. Forse delle cose di cui si sono preoccupati in seguito.
Che non è stato chiedere scusa alla mamma per non averlo protetto nell’incontro protetto in quel luogo protetto, ma è stato cercare di dimostrare a tutti che protetto non intendeva dire protetto fisicamente. Sono arrivati degli avvocati a dire che l’educatore non era responsabile di quello che era successo, e che non lo erano nemmeno la responsabile dei servizi sociali e un’altra assistente sociale che avevano sempre insistito affinchè Federico incontrasse quell’uomo che era suo padre nonostante la mamma dicesse che era un uomo pericoloso e violento come dicevano anche certi dottori a cui nessuno ha dato retta. E mentre in questi anni la mamma di Federico si chiedeva da cosa lo avessero protetto nell’incontro protetto in quel luogo protetto, loro si sono ingegnati così bene e gli avvocati sono stati così astuti che i giudici che hanno l’ultima parola gli hanno dato ragione, hanno cancellato le condanne e hanno deciso che tutti e tre quei tipi potevano continuare a fare il loro mestiere, a proteggere da non si sa cosa altri bambini in incontri protetti da non si sa cosa in quel luogo protetto da non si sa cosa.
La mamma di Federico pensava che almeno il sindaco di San Donato Milanese le spiegasse da cosa si proteggono i bambini negli incontri protetti in quel luogo protetto ma anche lui è d’accordo con la sentenza e così a chiedere una risposta la mamma di Federico è andata in Europa, in un posto che si chiama Corte dei diritti umani e sta in un luogo che si chiama Strasburgo. Ora mentre Federico avrebbe compiuto 16 anni e chi lo sa se sta giocando a pallone da qualche altra parte che non ci è dato di sapere, dei signori stanno leggendo la sua storia in una certa carta che si chiama ricorso (lo hanno scritto degli altri avvocati che quando parlano di Federico si rattristano molto) e sicuramente se questo a Federico è dato di saperlo sta facendo il tifo per la sua mamma che non ha mai smesso di lottare per lui. Oggi come regalo di compleanno possiamo farlo anche noi, donando un contributo all’associazione che ha aperto la sua mamma con il progetto fight4childprotection e twittando #giustiziaperFedericoBarakat, e scrivendolo anche su facebook, che oggi Federico avrebbe 16 anni e potrebbe iscriversi in Facebook pure lui, e chissà se nella foto profilo avrebbe i brufoli. [Fonte: pubblicato sulla 27^ Ora]
@Nadiesdaa
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